Vorrei raccontarvi una bella esperienza vissuta dentro la scuola Enrico Toti, che per un giorno ha fatto dimenticare le polveri d’amianto, i digiuni degli AEC separati dai bambini alla mensa, e le preoccupazioni per l’assottigliarsi del tempo pieno che rischia di diventare sempre più…vuoto.
Lo scorso 8 giugno, da mane a sera, la scuola Enrico Toti, si è aperta alle diverse realtà che caratterizzano il quartiere attraverso una festa dedicata all’intercultura che quest’anno è alla sua seconda edizione.
Durante tutta la giornata i bambini delle classi elementari e della scuola dell’infanzia hanno goduto della varietà di sapori, suoni, usi e costumi che solo una realtà multietnica può dare.
Dai tatuaggi con l’Hennè realizzati da mamme bengalesi, alle treccine della mamma somala, alle lezioni di lingua araba di un papà algerino, alle percussioni degli amici senegalesi, alle prelibatezze delle mamme, zie e amiche peruviane, rumene, filippine, indiane, arabe…. fino al sapone prodotto con l’olio esausto da un papà, questa volta, italiano.
E’ stato un crescendo di aromi, suoni e emozioni che hanno sedotto tutti, anche chi della scuola non faceva parte ma che ha assistito alle iniziative dall’esterno infilando i nasi proprio tra le sbarre di quella inferriata arrugginita dell’ex-biblioteca di via Mori.

Fathi, Malle, Alex e altri neo-animatori hanno portato i bambini a sprigionare tutte le loro energie in un modo cosi coinvolgente che le maestre non hanno potuto far altro che seguirli o almeno applaudirli. Se ne sono potuti andare solo dopo aver detto i loro nomi e raccontato le loro origini ai bambini che li interrogavano con curiosità e dopo aver ricevuto i loro sinceri ringraziamenti.

E’ stata una bella giornata che ha avvicinato soggetti e realtà che, pur incrociandosi quotidianamente all’interno della scuola, difficilmente riescono a “con-fondersi” come invece è sembrato accadere ieri.
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